Ricostruzione secondaria

In molti casi, la ricostruzione mammaria viene effettuata nella stessa seduta dell’intervento oncologico. Quando il risultato non è soddisfacente, però, si può decidere di sottoporsi a una nuova operazione, cioè alla cosiddetta ricostruzione secondaria. Anche in questo caso, purché in presenza di difetti evidenti o di dolore, l’intervento di ricostruzione è a carico del Servizio Sanitario Nazionale.

Cosa può spingere a un secondo intervento? In molti casi, problemi con le protesi, che in tante ricostruzioni sono utilizzate come l’unico strumento a disposizione del chirurgo per ristabilire l’integrità corporea e la simmetria. Così non è, ovviamente. L’analisi del singolo caso, della struttura fisica della paziente, della sua età e ovviamente delle cure necessarie, può suggerire di effettuare la ricostruzione mammaria con tessuti autologhi (prelevati dall’addome o dal dorso) o abbinando protesi e autotrapianto di grasso, con la tecnica del lipofilling.

Nelle situazioni in cui le ricostruzioni vengono fatte “in velocità”, o ancora peggio ad opera di chirurghi che non padroneggiano tutte le tecniche, possono essere impiantate protesi in pazienti per le quali questa scelta non costituisce quella ideale o, ancora, l’intervento può non essere eseguito con tutte le accortezze (scelta della protesi in termini di dimensione, forma e superficie) utili per assicurare il miglior risultato finale possibile.

Nella ricostruzione mammaria secondaria vale a maggior ragione la “massima” della ricostruzione mammaria tout court: non esiste un caso uguale all’altro perché non esiste una donna (e una storia) uguale all’altra. Da qui la regola generale, cioè il massimo della personalizzazione.

In linea generale, protesi molto evidenti possono essere rese più “discrete” cambiandole e posizionandole sotto il muscolo pettorale. E protesi che risultano in posizione innaturale, perché troppo alta o laterale, possono essere collocate in modo più armonioso modificando la tasca creata nel primo intervento o ricorrendo al lipofilling, il piccolo autotrapianto di grasso che permette di “sfumare” volumi e contorni.

Non esiste un caso uguale all’altro perché non esiste una donna (e una storia) uguale all’altra. Da qui la regola generale: il massimo della personalizzazione per ottenere il massimo del risultato.

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